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LOHNER-PORSCHE: pioniere dell’ibrido (1900)
| 29 marzo 2011 15:34
Dall’inizio del secolo scorso si è associato il nome Porsche alle innovazioni avveniristiche nel settore automobilistico. Fin dal 1896 Ferdinand Porsche, fondatore dell’attuale Dr. Ing. h.c. F. Porsche AG di Stoccarda, si era occupato della progettazione e dello sviluppo delle sue prime automobili. Il primo frutto di quest’attività era una vettura elettrica alimentata da motori nei mozzi delle ruote comandate da un sistema di sterzaggio, la quale ebbe il nome “Lohner-Porsche” e fece scalpore all’Esposizione Mondiale di Parigi del 1900. Poco dopo Ferdinand Porsche dimostrava in modo sempre più impressionante la sua forza innovativa: un’auto da corsa dotata di quattro motori elettrici nei mozzi delle ruote divenne la prima vettura a trazione integrale del mondo che, inoltre, si mise in luce con il suo impianto frenante su tutte e quattro le ruote.
L’invenzione che Ferdinand Porsche presentò successivamente era altrettanto visionaria: nello stesso anno 1900 abbinò i suoi motori a batteria nei mozzi delle ruote con un motore a benzina. Così nacque il principio del motore ibrido seriale. Con la prima automobile ‘full hybrid’ perfettamente funzionante del mondo , la “Semper Vivus” (sempre viva) Ferdinand Porsche si mosse in un campo nuovo della tecnologia. In quest’auto due generatori accoppiati a motori a benzina formarono un gruppo elettrogeno che alimentava di corrente elettrica sia i motori nei mozzi delle ruote sia le batterie. Grazie al concept‚ full hybrid’, la “Semper Vivus” era anche in grado di percorrere dei tratti piuttosto lunghi solamente con l’alimentazione elettrica,
prima di attivare il motore a combustione come gruppo elettrogeno. Per ridurre il peso e fare spazio per un motore a benzina, Ferdinand Porsche impiegò nella “Semper Vivus” una batteria relativamente piccola con 44 elementi soltanto. Per generare la corrente elettrica installò nella parte centrale della vettura due motori a benzina DeDion-Bouton da 3,5 CV raffreddati ad acqua, i quali alimentavano due generatori da circa 2,5 CV ciascuno. I due motori giravano separatamente l’uno dall’altro ed erogavano rispettivamente 20 Ampere alla tensione di 90 Volt. La corrente elettrica generata dalle dinamo alimentava in primis i motori nei mozzi delle ruote, dai quali la potenza in eccesso veniva condotta alle batterie. Inoltre, grazie ad un ‘effetto collaterale’ del sistema, invertendo il senso di rotazione i generatori potevano fungere anche da motori elettrici d’avviamento per i motori a benzina. Ferdinand Porsche continuò a sviluppare il suo concept del propulsore ibrido a partire dal 1901 con la Lohner-Porsche “Mixte” e, dal 1906, con la “Mercedes Electrique”, fino a renderlo maturo per la produzione in serie.
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A vedere questa tecnologia centenaria, dopo averla apprezzata in "how is works": ho guidato una macchina ibrida attuale che usa il motore diesel come principale e nel momento del risparmio va in moto elettrico, diventa silenziosa. Questa tecnologia deve proseguire e migliorare, per salvaguardare la nostra vita nel nostro piccolo mondo che naviga nello spazio...