Exploit cinese nelle auto elettriche in Italia: boom di vendite, ma scatta l’allarme privacy

Oltre un italiano su tre è favorevole all’acquisto di veicoli elettrici made in China, attratto da prezzi e tecnologia, ma emergono forti preoccupazioni legate alla sicurezza dei dati personali.
Vendite in forte ascesa: l’Italia si apre all’auto cinese
Il mercato italiano delle auto elettriche sta assistendo a un’espansione senza precedenti dei modelli cinesi. Oggi circa un terzo dei consumatori (33 %) si dichiara pronto a scegliere un veicolo prodotto in Cina, contro una media europea del 27 %. Questo consenso crescente è alimentato da prezzi molto competitivi, tecnologie all’avanguardia e un design sempre più accattivante. I brand orientali sembrano aver trovato terreno fertile, conquistando quote di mercato in continua crescita.
I numeri globali confermano questo andamento: la mobilità elettrica cresce a ritmi sostenuti (+35 % nei primi tre mesi del 2025), con la Cina in testa, seguita dall’Europa e dagli Stati Uniti. In Italia, inoltre, si registra un significativo incremento delle immatricolazioni, nonostante la fine degli incentivi pubblici.
Tra performance e rischi digitali
Tuttavia, l’entusiasmo nasconde un lato oscuro legato alla cybersecurity. Le moderne auto elettriche, considerate “computer su ruote”, integrano infotainment, sensori, connettività wireless, telecamere e aggiornamenti OTA – elementi che se compromessi possono mettere a rischio dati sensibili.
Secondo esperti del settore, il collegamento dello smartphone all’auto tramite Bluetooth o app può salvare automaticamente dati personali (contatti, cronologia, posizioni GPS) che restano conservati nel sistema anche dopo il noleggio o la rivendita. Questo espone l’utente a potenziali furti informatici senza alcuna consapevolezza.
Inoltre, grazie a strumenti come sensori ambientali, Wi‑Fi e antenne cellulari, il veicolo può tracciare gli spostamenti in tempo reale, raccogliendo grandi quantità di informazioni ambientali e personali. Questo ha portato alcuni a definire rischiosi i nuovi modelli cinesi per quanto riguarda la privacy, auspicando maggiori controlli e trasparenza nella gestione dei dati.