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Veicoli elettrici abbandonati in Cina: un fenomeno che inizia a preoccupare | Svelato il mistero

Auto nuove stoccate in un parcheggio – autoruote4x4.com (fotoiStock)-

La Cina detiene il 60% della quota di veicoli elettrici a livello mondiale, ma iniziano a sorgere i primi problemi: se ne trovano abbandonate un po’ ovunque 

La costruzione di veicoli elettrici rappresenta una sfida per abbattere le emissioni e abilitare un nuovo concetto di sostenibilità per tutto il settore della mobilità.

In Italia la diffusione delle auto elettriche è ancora un po’ frenata da alcuni fattori, quali la barriera del prezzo, la difficoltà a incontrare stazioni di ricarica, ma soprattutto è osteggiata da alcuni fattori psicologici come la famosa ‘ansia da ricarica’.

In altri Paesi del mondo però la situazione non è per niente simile a quella che si vive in Italia, dove la quota di mercato dei veicoli elettrici è ferma al 4%. Un po’ dappertutto, in Europa, negli Stati Uniti, ma soprattutto in Cina, la vendita di auto elettriche sembra andare a gonfie vele.

Prova ne è il fatto che si stanno affacciando sul mercato nostrano una serie di produttori fino a ieri sconosciuti, o meglio che fino a ieri si occupavano solo di elettronica. E stanno facendo tremare i grandi costruttori europei.

Mentre arranchiamo dietro all’Euro 7, in Cina non sanno già più dove stipare tutti i veicoli elettrici

L’invasione delle auto cinesi a prezzi super competitivi è un fenomeno molto preoccupante per la sopravvivenza di alcuni marchi iconici che hanno fatto la storia dell’automobile in tutto il mondo, ma è una realtà con la quale dovremmo imparare a convivere. In questo senso erano e sono fondate le preoccupazioni dei maggiori gruppi europei che in sostanza ritengono l’introduzione dello standard Euro 7 una inutile perdita di tempo e un fattore in grado di erodere la competitività del mercato rispetto all’aggressività dei marchi cinesi.

In Cina di auto elettriche ne hanno costruite così tante che già oggi non sanno più dove metterle. Il bello è che sta succedendo nel vero senso della parola: non si trova più lo spazio dove ammassarle. Una buona parte di questa produzione, almeno quella che si riferisce a un segmento medio o medio-alto, è esportabile in altri mercati. Ma il resto? Le auto rimanenti in giacenza stanno iniziando infatti a creare un problema non indifferente. Questo fenomeno è dovuto in buona parte a una sovrapproduzione che ha superato di gran lunga le aspettative di vendita.

Auto abbandonate in Cina – autoruote4x4.com (foto Google.com)

Perché così tante auto abbandonate? Arrivano i problemi

Centinaia di produttori cinesi starebbero infatti approfittando degli incentivi e dei premi di produzione destinati da Pechino ai costruttori più virtuosi, ma questo fenomeno ha finito per popolare le città di auto praticamente inutilizzate. Già tempo fa un drone aveva scoperto qualcosa come 600 auto nuove abbandonate in piena a campagna, ma ora sembra che il fenomeno stia iniziando ad interessare anche le città. Il governo ha investito miliardi di dollari in sussidi, che hanno contribuito a un’esplosione di produttori di qualità discutibile dando vita anche a vere e proprie speculazioni finanziarie. Peraltro la rapida evoluzione tecnologica e la concorrenza agguerrita hanno reso molti veicoli già obsoleti in breve tempo.

Ciò ha portato a un fenomeno inquietante, ossia a creare veri e propri cimiteri di auto elettriche. In città come Hangzhou, centinaia di veicoli sono stati abbandonati, a volte tanto a lungo da avere piante che crescono sui cofani. Questa dinamica ricorda un po’ il crollo del mercato del bike sharing nel 2018, quando milioni di bici finirono in fiumi e parcheggi inutilizzati. Il boom dei costruttori di auto elettriche in Cina sembra essere stato una diretta conseguenza del fallimento del car pooling, che ha accelerato invece lo sviluppo delle auto elettriche, rendendo la Cina il principale mercato mondiale, con il 60% della flotta globale. Il numero di produttori cinesi di veicoli elettrici è diminuito da circa 500 nel 2019 a circa 100 nel 2023, segnando la sopravvivenza solo dei produttori seri. Nonostante questo, gli eccessi e gli sprechi di questo settore sono lontani dall’essere mitigati.