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Guida autonoma: una distrazione può essere fatale | Ecco cosa invece si rivela efficace

Inserimento sistema di guida autonoma – autoruote4x4.com (foto iStock)

L’intelligenza artificiale alla base del sistema decisionale della guida autonoma non sarebbe capace di attuare in modo sicuro. Altre poi sono le variabili di rischio

La guida autonoma è sicuramente l’innovazione del secolo nel settore automotive. Tutti i principali player a livello globale stanno dedicando grandi risorse e conducendo test sulla sua sicurezza, ma ancora qualcosa non quadra.

Eppure la stanno spacciando per una rivoluzionaria innovazione governata da un sistema di intelligenza artificiale che dovrebbe essere in grado di riconoscere gli ostacoli e prendere decisioni in tempo reale.

Dovrebbe, sulla carta, perché i continui incidenti che hanno coinvolto vetture con guida autonoma hanno destato particolare preoccupazione riguardo la sicurezza e l’affidabilità di questo sistema, in parte ritardando la sua adozione.

Risale al 2018 il primo caso di incidente mortale dovuto alla guida autonoma. Ad onor del vero, bisogna dire che proprio in questi giorni si è dichiarata colpevole la conducente Uber che in quell’occasione fu coinvolta nell’incidente.

Distrazioni mortali, sistemi di sicurezza disattivabili dall’uomo: una follia

In effetti, qualche anno fa la tecnologia di guida autonoma non era ancora sviluppata come lo è oggi, e obbligava i conducenti a rimanere vigili durante la guida e intervenire in caso di necessità. È quel che succede con i sistemi di guida autonoma di livello 2, capaci di funzionare a dovere solo grazie al supporto umano. Nel caso del primo incidente che provocò la morte di un ciclista, a distanza di cinque anni dopo dall’accaduto, l’autista Rafaela Vasquez si è dichiarata colpevole per aver messo in pericolo la vita di un’altra persona.

La donna è stata condannata a 3 anni di libertà vigilata. Durante l’incidente, la Vasquez ha ammesso di essersi distratta al telefono, guardando lo streaming di un programma televisivo. Questo non toglie che l’auto avrebbe dovuto fermarsi davanti al ciclista, peccato che la funzione di frenata automatica era stata disattivata dalla stessa Uber. Questo tragico evento ha sollevato dubbi sulle responsabilità in caso di incidenti con veicoli autonomi, ponendo l’attenzione sul fatto che alcuni elementi di sicurezza non dovrebbero in ogni caso poter essere disattivati dall’uomo, tanto che la società si vide da allora costretta a interrompere lo sviluppo della guida autonoma per affidare il servizio ad altri concorrenti con i quali ha preso accordi commerciali.

I sistemi di assistenza alla guida si rivelano invece ottimi alleati – autoruote4x4.com (foto iStock)

Lo studio rivela i rischi: auto non sicure

Secondo uno studio condotto dall’IIHS (l’Istituto assicurativo per la sicurezza stradale) la guida autonoma non ridurrebbe affatto gli incidenti stradali, motivo per cui si mette in guardia sul rischio di distrazione dei conducenti che si mettono al volante di auto supportate da sistemi di guida semiautonoma. Diverso è il discorso sugli ADAS (i sistemi di assistenza alla guida) che mostrano invece un gran potenziale nella riduzione degli incidenti grazie al loro supporto durante la guida umana.

L’avviso di collisione in avanti e la frenata automatica di emergenza possono ridurre rispettivamente del 27% e del 50% i tamponamenti tra veicoli nella parte posteriore. Al contrario i dati a disposizione non supportano un effetto positivo simile per i sistemi di guida autonoma di livello 2, che potrebbero aumentare il rischio di incidenti poiché alcuni conducenti si fidano eccessivamente dei sistemi. L’IIHS sottolinea che i sistemi di guida semiautonoma richiedono comunque la piena attenzione del conducente per intervenire in situazioni complesse o in caso di malfunzionamenti.